La nostra casa

Ovo nasce dalla voglia di vivere in una casa dove ospitare amici e conoscere vite, lingue e sorrisi, dal desiderio di portare a Napoli mille nuovi occhi che ne moltiplichino la meraviglia.

Ci siamo innamorati dei soffitti alti e dei grandi balconi che affacciano sugli scavi archeologici delle antiche Mura Greche, in una piazza vissuta, alberata e musicata, di una vista che a sinistra inquadra la collinetta verde del bosco di Capodimonte decorata in cima dalla sua Reggia e a destra si perde tra i lampioni verso la Chiesa di Santa Chiara.

Abbiamo voluto in casa quello che ci piace di Napoli e lo abbiamo fatto grazie alle mani di artigiani che amano e reinventano la tradizione.

Così la nostra casa è illuminata dalle stesse lanterne che troverete in Rua Catalana, strada dei fabbri napoletani, disegnate dal fantasioso architetto Riccardo Dalisi. Ciro Pepe, il nostro fabbro artista, ha forgiato più di venti grandi lanterne, un’enorme spilla da balia, una spada nascosta da volute in ferro e piccoli quadri nelle balaustre delle scale.

Alessandro e Gennaro hanno realizzato la cucina che rende onore alla seconda “b” di “bed and breakfast”, i comodi letti in massello con i piccoli comodini, la reception palafitta e tutto il legno che c’è. Lavorano con flemma, cura e amore, fischiettando come da cliché napoletano.

Il cotto napoletano è un materiale nostro con un tempo di essicazione che dipende dalle condizioni atmosferiche, una cottura che dura più di quarantotto ore e una resa di colore imprevedibile: OVO è felice delle sue piastrelle artigianali, di cui circa mille dipinte a mano a riprodurre gli antichi decori che fanno preziosi chiostri e dimore storiche.

La grande tela sul divano, l’elefante Lele, è dell’architetto Massimiliano Lombardi, amico.

Luca Davino è pittore, incisore e acquerellista, felice viaggiatore entusiasta di Napoli ha dipinto per noi quattro acquerelli sognanti e musicali. Generoso e avventuriero ha eletto OVO sua piccola personale stabile.

Alle pareti di Alla Coque le serigrafie numerate del pittore Umberto Leonetti.

La passione per il design ha portato altre piccole cose come il divano Maralunga (1973 Vico Magistretti), le sedute Hay (About A Chair, Hee Welling; 1954-1959 Poul M. Volther), le lampade Nessino (1967 Giancarlo Mattioli), le lampade Dalù (1969 Vico Magistretti), la lampada uovo (1972, Historical Archive FontanArte), una toilette dell’Ottocento napoletano, due antiche cassapanche in castagno toscane.

Il tutto è stato covato con cura e il nome non poteva essere che OVO.

OVO perché tra i prodigi compiuti da Virgilio per proteggere i napoletani vi fu la collocazione nelle segrete dell’allora ‘Castello di Mare’ di un uovo magico che nascondeva l’anima della città. Dall’integrità di quest’uovo custodito in una caraffa di vetro, a sua volta racchiusa in una gabbia metallica, sarebbe dipeso il destino della città.La leggenda, forse ampliata dalla tendenza all’enfasi di Napoli, vuole che in città ciascuno dei palazzi antichi abbia ben nascosto il suo uovo protettivo, sedotti dal misticismo, abbiamo onorato il nostro.

Pulcinella, maschera di Napoli, nasce come Venere da un uovo: non abbiamo resistito e ora dorme penzolante nell’OVO.

OVO slow travel perché a condividere la casa con chi viaggia il tempo si dilata e vivi in vacanza nella tua città senza il rischio della nostalgia.

Lenta è la colazione che ascolta resoconti fitti e riassunti allegri perché raccontare quanto fatto rinnova la soddisfazione, è l’ora in cui si stilano programmi militari e si abbozzano percorsi vaghi, si fanno telefonate per prenotare visite, si stampano percorsi e qualche volta hai la tentazione di dire “vengo anch’io”, perché come i bambini ti rinsegnano a giocare, i turisti di OVO dipingono Napoli di nuovi colori e provi un pizzico di orgoglio per capolavori antichi secoli per i quali non hai alcun merito se non quello di averne indicato l’esistenza a chi ammirandoli è stato per un po’ felice.